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IL ’68 NON è MAI FINITO
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In ricordo di Walter Fossati
con grandissima tristezza vi comunichiamo la morte di Walter Fossati, per molti anni ( e sino al 2019) presidente del Centro per il Diritto alla Salute.
Questo non è stato che uno dei suoi contributi alla crescita e sviluppo sociale in ambito regionale e non solo, e chiunque l’abbia conosciuto sa di quale straordinaria “pasta” fosse fatto questo uomo.
Vi comunicheremo la data dei funerali perché so che molti di voi vorranno rendergli omaggio, con la gratitudine di chi – grazie ai suoi insegnamenti ed alla sua sola vicinanza – è cresciuto in consapevolezza e rigore, doti che caratterizzavano il nostro grande presidente.
Vi salutiamo, con grande tristezza nel cuore. Viviana Trombini, indegno successore nella presidenza del Centro per il Diritto alla Salute.
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Casa del Volontariato di Legnano
Analizziamo il presente, disegniamo il futuro come cittadinanza attiva e come volontariato. La cura dei beni comuni, la cura delle persone e dei loro bisogni, il principio della sussidiarietà che stimola il sapere: “Conoscere per operare, operare conoscendo”. Casa del Volontariato si apre al mondo dell’associazionismo e della cooperazione sociale e vi invitiamo a farne parte: un’esperienza ricca di proposte.
Corso Magenta, 13 interno Vicolo delle Contrade del Palio, 7 20025 Legnano
all’interno della Corte Arcivescovile 1° piano
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Segreteria:
dal Lunedì al Mercoledì dalle 09:00 alle 11:00 e dalle 14:30 alle 16:30
Giovedì e Venerdì solo mattina dalle 9:00 alle 11:00
Rosa Romano Bettini: “Il Primo Maggio delle differenze e del volontariato”
Una riflessione della presidente della Casa del Volontariato di Legnano in occasione del Primo Maggio
Tra i messaggi per il Primo Maggio, pubblichiamo con piacere la riflessione di Rosa Romano Bettini, presidente della Casa del Volontariato ed esponente di primo piano di Auser Lombardia. E’ il tema delle differenze quello trattato soprattutto da Rosa perchè, pensiero da condividere, “questo è un primo maggio diverso. Molti sono quelli che hanno perso il lavoro o lo perderanno e, soprattutto per loro, festeggiare il lavoro oggi, può apparire una beffa. Vorrei dire loro che il 1 maggio è anche un messaggio di speranza, perché come nel 1869 a Parigi, c’è una comunità sensibile e viva che certamente non li abbandonerà”. E poi il mondo, a Rosa ma anche a noi tanto caro, del volontariato, che “in questo senso, si pone come segnale di presenza viva in un contesto di servizio alla persona, dove il dominio della tecnica, da una parte, e della burocrazia, dall’altra, tende a mortificare e a standardizzare”. Rosa Romano Bettini, ricordiamo, è l’autrice di “Quando l’amore sfidò la sorte e la ragione“, libro pubblicato in occasione dell’ultimo 25 Aprile.
Sto ricevendo attraverso i social moltissimi auguri e post per la ricorrenza del 1 maggio. Come il 25 aprile, l’8 marzo, e altre date civili, il 1 maggio ormai fa parte del DNA di ogni italiano perché rievoca avvenimenti storici e sanguinosi di lotta e di conquiste.
Il 1 maggio, infatti, ricorda ciò che avvenne negli Usa, a Chicago nello stesso giorno del 1886, quando venne indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ottenere migliori e più umane condizioni di lavoro. (In quel periodo si lavorava anche 16 ore al giorno, la “sicurezza” non era neppure contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni).La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una e propria vera battaglia tra i lavoratori in sciopero e la polizia di Chicago: undici persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket.
La storia prosegue con le lotte di Parigi tre anni dopo per ottenere, in ricordo di quel massacro, condizioni di lavoro più umane; condizioni che ad oggi in Italia, nonostante l’impegno costante ed assiduo dei sindacati (CGIL, CSIL e UIL), non si sono completamente realizzate, visto il tragico numero dei morti sul lavoro.
E’ una storia che conosciamo e ricordarlo non ci sorprende.
Ciò che invece sollecita la mia riflessione, in questo anno così difficile, complicato per certi versi anche contradditorio, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, sono le differenze. Perché questo è un 1 maggio diverso.
Molti sono quelli che hanno perso il lavoro o lo perderanno e, soprattutto per loro, festeggiare il lavoro oggi, può apparire una beffa.
Vorrei dire loro che il 1 maggio è anche un messaggio di speranza, perchécome nel 1869 a Parigi, c’è una comunità sensibile e viva che certamente non li abbandonerà.
Tuttavia, se da un lato ci sono lavoratori senza lavoro, dall’altro ci sono quelli che hanno dato l’anima e il corpo per reggere e offrire il meglio,in questi anni che ricorderemo per molto tempo a venire. Penso al mondo socio sanitario, ai lavoratori dei supermercati, ai rider e a tutti quelli che hanno davvero portato sulle spalle, il peso di una pandemia universale, non prevista e immobilizzante. Tra questi annovero anche i volontari. I volontari sono persone che del dono e dell’impegno civile hanno fatto una ragione di vita. Il volontariato è il segno del legame sociale.
Chi fa volontariato, a qualunque titolo e in qualunque situazione, è esposto alla fragilità. Il suo è uno sguardo sulla sofferenza o sul bisogno. Quasi sempre, là dove c’è mancanza, necessità, c’è una forma di dolore: talvolta fisico, lancinante, talvolta muto, psichico.
E spesso proprio là, nella mancanza, nel bisogno, nelle situazioni nascoste ed oscure dove non arrivano altri, arrivano i volontari. Il volontario, in questo senso, si pone come segnale di presenza viva in un contesto di servizio alla persona, dove il dominio della tecnica, da una parte, e della burocrazia, dall’altra, tende a mortificare e a standardizzare
Ricordarli in questo giorno è un obbligo e un dovere. Anche senza cedolino (guai se l’avessero) sono esempi di impegno civile, di coesione sociale, fulcro di una comunità che deve diventare sempre più coesa e matura.1 maggio 2021Rosa Romano Bettini
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